DENOMINAZIONE DI ORIGINE POPOLARE
Il film
DENOMINAZIONE DI ORIGINE POPOLARE
La vera o presunta storia dei Violini di Santa Vittoria
di Nico Guidetti
con I Violini di Santa Vittoria
Documentary 77’ – color
Credits
Doc 77′ – color – HD
regia
Nico Guidetti
Soggetto
Nico Guidetti
Orfeo Bossini
Produzione
POPCult in collaborazione con
Associazione I Violini di Santa Vittoria
Produzione esecutiva
MEDIAVISION Cine&Video
con I Violini di Santa Vittoria
Davide Bizzarri violino | Orfeo Bossini violino | Roberto Mattioli
violino | Ciro Chiapponi viola | Fabio Uliano Grasselli contrabbasso
e con Odoardo Vergnani | Iuri Donatella | Elda e Lidia Menozzi | Claudia
Cantarelli | Ivonne Bagnoli e Adriana Vantaggi | Riccardo Simonazzi |
Gian Luca Torelli | Mario Lanzafame.
Sceneggiatura
Nico Guidetti
I testi dello spettacolo Denominazione di Origine Popolare
sono di Orfeo Bossini
Fotografia
Nico Guidetti
Roberto Zampa
Federico Baracchi
Animazioni
Giacomo Agnetti
MagicMindCorporation
Montaggio
Nico Guidetti
Giusi Santoro
Suono
Riccardo Nanni
Color
Andrea Dalpian
Musiche
Tango del Fojonco (tango, D. Bizzarri), Arcord (improvvisazione, F. U. Grasselli)
Tanta musica (valzer, A. Bagnoli), Una lagrima (mazurka, M. Carpi)
Iside Polka (polka, A. Bagnoli), La pantera (polka, A. Bagnoli)
Musiche originali
Riccardo Nanni
Comunicazione e ufficio stampa
Valeria La Pietra
More info
Leggenda vuole che a Santa Vittoria di Gualtieri, piccola frazione sperduta nella pianura, in quella fetta della bassa reggiana che si affaccia sul Po, a fine Ottocento, su circa 500 abitanti esistessero più di 10 orchestre da ballo. Il che suona strano se pensiamo che allora quasi tutti gli abitanti di quel paese erano poveri braccianti costretti a una vita di stenti e fatiche, a inseguire i lavori agricoli al ritmo delle stagioni, o spesso a emigrare lontano per non morire di fame.
In realtà, la musica ha da sempre accompagnato le fatiche degli uomini più poveri. E il violino, strumento popolare per eccellenza, era diffuso nelle campagne da sempre. Ma la particolarità dei braccianti di Santa Vittoria è che a un certo punto molti di loro capirono che suonare poteva essere non solo uno svago, per dimenticare le fatiche della giornata, ma un vero e proprio mestiere con il quale riscattarsi e conquistare finalmente la libertà.
Il film, sulle note di un zavattiniano realismo magico, si muove dunque non solo tra verità e leggenda, ma anche tra passato e presente. Sì, perché l’avventura dei Violini di Santa Vittoria non si è esaurita a metà del secolo scorso, con la fine delle orchestre d’archi che facevano musica da ballo. Ma rinasce a nuova vita oggi, nel momento in cui qualcuno ha deciso di raccogliere quell’eredità e di farla conoscere.
Denominazione di Origine Popolare racconta la genesi dell’omonimo, ultimo spettacolo del gruppo I violini di Santa Vittoria e la lavorazione del relativo disco. Uno spettacolo che, per la prima volta, alterna all’esecuzione dei brani di quella tradizione, parti narrative, ora ironiche ora tragiche, in cui si racconta la storia dei violinisti braccianti di Santa Vittoria. Il racconto della genesi di questo spettacolo diventa così pretesto e occasione per raccontare, anche attraverso la memoria degli eredi di quelle famiglie, questa piccola grande epopea di musica e lavoro, estenuante fatica nei campi e ricerca spasmodica di riscatto e libertà.
NOTE DI REGIA
L’idea di fare un film su questa storia mi venne quando, alla fine del 2013, Orfeo Bossini, del gruppo I Violini di Santa Vittoria, mi contattò perché desiderava realizzare un video “promo” del loro ultimo spettacolo. Fu allora che ebbi modo di conoscere il gruppo, di approfondire la storia dei violinisti braccianti di Santa Vittoria e scoprirne il portato storico e il valore non solo artistico, ma anche, mi viene da dire, morale. Da sempre, come documentarista, ho preferito approfondire fatti e aspetti legati alla mia terra, forse per un bisogno istintivo di dare forma alla mia stessa identità, alle mie radici.
E fare un documentario sulla tradizione del liscio di Santa Vittoria l’ho sentita come un’occasione, per me, di aggiungere un tassello importante al mio percorso. Avevo l’opportunità di affrontare, innanzitutto, argomenti che da sempre mi appassionano (la storia dei primi del Novecento, la musica, le tematiche del lavoro) attraverso un registro, stavolta, più ironico e, per così dire, leggero. Inizialmente, lo confesso, non sapevo bene come raccontare questa storia.
Avevo vagamente l’idea di combinare il lavoro di ricerca e preparazione dello spettacolo con brani dello stesso, che avremmo
registrato al Teatro Sociale di Gualtieri, e con interviste agli eredi. Subito prima dell’inizio delle riprese, tuttavia, arrivò
la notizia che lo spettacolo sarebbe diventato un cd attraverso una campagna di crowdfunding: questo, oltre a rendere in qualche modo più avventurosa e divertente la parte “presente” della nostra storia (riusciranno i nostri eroi a raggiungere la somma necessaria per realizzare il cd?), forniva un percorso narrativo dritto e chiaro al film.