E’ un docu-film che mescola drammaturgia teatrale, tecnica cinematografica e cronaca giornalistica, riconsegnando alla memoria collettiva un episodio della Resistenza a Fiorenzuola d’Arda e nelle colline vicine. Camminando in quei luoghi, toccando quegli alberi e i muri di quelle case, l’attrice Roberta Biagiarelli si fa di volta in volta interprete e voce fuori campo. Non usa il dialetto di quelle parti, ma il suo italiano è denso e spesso; è la lingua di uomini e donne che diedero tutto senza avere in cambio nulla. E’ un racconto della Resistenza; è il bisogno, il dovere di salvare la memoria degli anti eroi, dei giovani di allora, quasi bambini, troppo spesso dimenticati dalla Storia ufficiale.
Prodotto da Babelia & C. e da Giusi Santoro il film, della durata di 50 minuti, è anche di altissima qualità estetica e visiva resa possibile dalle riprese in alta definizione e da tecniche e mezzi originari del cinema, nonché dalla straordinaria bellezza dei luoghi e dei paesaggi in cui sono ambientate le storie.
La neve di giugno è un racconto di teatro e di cinema ed un dovere di testimonianza.
NOTE DI REGIA
“Partendo dallo spettacolo teatrale Resistenti, leva militare ‘926, l’idea che ci ha mosso è quella di creare un prodotto audiovisivo mantenendo come base il testo teatrale e la presenza in scena dell’attrice come narratore, che si sostituisce alla tradizionale “voce fuori campo” del genere documentario, in maniera del tutto sperimentale, poiché in questo caso la voce narrante avrebbe un volto, quello di Roberta Biagiarelli .
Un documentario sui generis che si mischia e si fonde nel genere cinematografico, dove la cornice teatrale viene a scomparire completamente, sostituita dai luoghi di cui di momento in momento si racconta, individuati con preciso rigore storico.
Il documentario che abbiamo realizzato racconta le storie reali di quel periodo ponendo un’attenzione particolare all’enfatizzazione delle sensazioni, delle atmosfere, dei luoghi e delle espressioni di coloro che sono i protagonisti di questa storia.
Il risultato è quello di vedere un film che allo stesso tempo è teatro, cinema e scrupoloso documentario di luoghi ed avvenimenti.”